Diario di un S. I.

Diario di un S.I.

Silvio Sorbera e Miriam Lacerenza

Arrivarono i risultati dell’autopsia. Uno sguardo all’ora del decesso: le tre di notte, proprio come pensava. Prese la macchina e partì.

12 agosto 2008, Whitechapel High Street, Londra:
Caro diario,
oggi ne ho ammazzata una. è stato magnifico, il sangue si spandeva per terra, quasi volesse imitare il Lago Windermere.
Era così tanto, pensavo che non smettesse più di uscire! è incredibile quanto ce ne sia in un singolo corpo. Così tanto che mi sono macchiato tutta la camicia.
Che fastidio. L’ho presa alle spalle, e l’ho soffocata, perché non la piantava di dimenarsi. Non sono sicuro che fosse morta quando ho cominciato a tagliarla. Ho affondato il pugnale nel ventre, più volte, tante che alla fine si vedeva l’intestino. Poi mi sono spostato più in alto e le ho tagliato la gola. Credo di averci messo troppo entusiasmo, l’ho quasi decapitata… Ops. Alla fine ho infierito sulla sua deplorevole mercanzia.
è vergognoso, non ho dovuto nemmeno faticare per svestirla. Intimo… una parola che non rientrava nel suo vocabolario, come in quello delle sue degne colleghe.
Lo so, lo so, caro diario, è un compito ingrato. Ma l’Altissimo sa quello che vuole, e io sono il suo strumento di purificazione. E quelle sgualdrine hanno molto da farsi purificare.
Cielo, parlo di loro come se fossero orribili, caro diario, ma dimentico sempre che loro sono persone normali, come tutti noi. Sono le loro azioni, ciò che fanno, che le rendono così diverse e ignobili. Il loro comportamento è così stupido!
Mi disgusta profondamente pensarci, soprattutto considerando l’attaccamento morboso alla vita che la poveretta di oggi mostrava.
Che sciocca, non credi? Svendeva il proprio corpo per soldi, e questo non la ripugnava, poi ha visto la morte e implorava perdono. Pietoso.
Questo è quanto, aspetto con trepidazione che i giornali ne parlino. Adesso vado a farmi una doccia, ne ho veramente bisogno.
Beh, puoi immaginare il perché.
A presto, caro diario.

Pagine inutili, altre considerazioni da folle. Scorse il libriccino, si fermò a una pagina che si prospettava interessante.

31 agosto 2008, Whitechapel High Street, Londra:
“EDIZIONE STRAORDINARIA: Orrore in Buck’s Row”.
Caro diario,
sono così contento! Finalmente hanno scoperto la mia opera. Certo che ce ne hanno messo, di tempo! Neanche l’avessi nascosta così bene; l’ho spostata davanti al mattatoio del quartiere. L’avranno scambiata per carne da macello. Ahahah! Visto?
Sono così su di giri che ho anche fatto una battuta. Ma ci pensi? Un articolo completamente dedicato a me. Un ‘edizione straordinaria, addirittura! L’hanno definito “un abominevole delitto “. Puah, “delitto “. Non rende per niente giustizia allo stato in cui ho lasciato quella poveretta. Stupida mentalità umana: persino quando c ‘è di mezzo il più turpe degli omicidi, si preoccupano di raccontarlo con delicatezza. Ridicolo, no?Alla fine, non è che sia un granché, come articolo.
Mi trattano come un killer qualunque. Non capiscono la mia logica? Non vedono la mia magnanimità? Quelle ragazze vivono nello squallore, decidono di svendersi per denaro, e hanno ancora il coraggio di dire che sono io a ucciderle e non loro stesse. Non si può nemmeno chiamarla vita, quella che conducono. Io faccio loro un favore, a ucciderle. Ricevono il perdono di Dio, dopo la morte.
Cos ‘è la loro vita, paragonata al Suo perdono? La gente questo non lo capisce. Ma è il volere del Signore, e i disegni del cielo sono molto diversi dai disegni dell’uomo.

8 settembre 2008, Whitechapel High Street:
Caro diario,
oggi ne ho attirata una offrendole dei soldi. L’ha bevuta subito, la stolta. Mi ha portato in Hanbury Street e ha cercato di sedurmi. Ci pensi, diario mio? Ha cercato di sedurre me. Me, che sono il messo di Dio. Non le ho dato neanche il tempo di gridare. Anzi, l’unica cosa che è riuscita a dire è stato “No! “, subito prima che la sgozzassi. Le ho quasi staccato la testa, e le ho aperto la pancia. Le ho rimosso l’intestino e l’ho appoggiato un attimo sulla sua spalla, per avere lo spazio necessario per asportarle l’utero e la vescica.
Ho dimenticato di rimetterlo a posto, ora che ci penso. Ero di fretta, avevo deciso di usare il sangue della donna per scrivere una lettera alla polizia, ma una volta tornato a casa, mi sono accorto che era inutilizzabile, si era attaccato alle pareti della bottiglia come fosse colla. Tanto per mantenere le apparenze, ho usato dell ‘inchiostro rosso, ma non ho potuto fare a meno di rivelargli dell’inconveniente sopravvenuto.
Chissà come l’ha presa l’Ispettore Johnson. Ho saputo che hanno messo lui sulle mie tracce. Sono lusingato, sembra un agente molto capace, anche se, naturalmente, mi sono preso gioco di lui, nella mia lettera. Non posso certo fargli sapere che lo ammiro… da un certo punto di vista.
Comunque sono stato gentile con lui, gli ho anticipato i miei piani, e gli ho promesso che mi sarei rifatto vivo molto presto. E ho intenzione di mantenerla, quella promessa.

Rabbrividì al ricordo della lettera rivoltante che quello squilibrato aveva scritto. Sentì in bocca il sapore della bile quando scorse le righe vergate dal pazzo nel paragrafo successivo.

31 settembre 2008, Whitechapel High Street:
Caro diario,
sono un po’ irritato, avevo progettato uno spettacolo grandioso, ma per colpa di uno stupido passante è andato tutto in fumo. Ero in Berner Street e mi stavo già dedicando all’assolvimento dei peccati di una povera ragazza quando un ‘idiota con un SUV mi ha interrotto. Sono riuscito appena a tagliarle il collo che quel miserabile ha voltato l’angolo. Non mi ha visto, per fortuna, ma si è accorto della ragazza e non ho potuto terminare il lavoro. Ero così arrabbiato, caro diario, così arrabbiato!
Ho camminato per un po’, per sbollire la rabbia e quando mi sono tranquillizzato abbastanza ero in Mitre Square. La Provvidenza mi ha comunque dato la possibilità di adempiere al mio compito: ho trovato una prostituta poco lontano e ho compiuto il volere di Dio.
Ero ancora un po’ infastidito da ciò che era successo poco prima, così credo di averci messo un po’ troppa foga. Le ho sfregiato il volto fino a renderlo irriconoscibile e l’ho tagliata per lungo, dalla gola in giù, le ho strappato intestino e stomaco, infierendo su quest’ultimo.
Ho continuato a sminuzzarla per un po’ , poi mi sono annoiato e l’ho sgozzata, come ho fatto con le altre. Sta diventando il mio marchio, l’ha detto anche Johnson quando ho parlato con lui oggi. Già, dimenticavo! Ho avuto l’onore di conoscerlo e di parlargli faccia a faccia.
Sono andato alla polizia, perché mi ero rotto di stare a sentire le cavolate dei giornali riguardo al lavoro delle forze dell’ordine. Volevo vedere i progressi dell’ispettore con i miei occhi. Ho finto il ritrovamento del mio ultimo lavoro e mi sono fatto avanti come testimone. Mi ha interrogato lui in persona. è un uomo così intelligente! Molto più di quanto pensassi. Mi ha messo un po’ in difficoltà con le sue domande, e credo di aver lasciato intendere qualcosa.
Tanto meglio, vorrà dire che avrò occasione di rivederlo. è sulla pista giusta, anche grazie alle mie risposte, ma ho ancora un po’ di tempo prima che mi scopra.

1 novembre 2008, Whitechapel High Street:
Caro diario,
l ‘ispettore mi ha convocato di nuovo alla centrale per interrogarmi nuovamente. Ho cercato di attenermi alla mia prima versione, ma lui sa come spingere le persone verso le contraddizioni. Non credo di essere stato molto convincente, all’inizio, così mi sono inventato di sana pianta una versione completamente nuova. E mi sono scavato la fossa da solo, credo. Gli ho detto di aver ritrovato il corpo alle tre di notte, mentre nella prima testimonianza gli dissi di averlo trovato alle sei di mattina.
Lui si è insospettito, mi ha chiesto cosa ci facessi a giro in piena notte, mi sono fatto prendere dal panico e ho balbettato una scusa idiota, dicendo che ho problemi di insonnia e che avevo deciso di fare una passeggiata per svagarmi un po’. Che idiota che sono, riflettendoci ora, il mio appartamento è piuttosto lontano da Mitre Square.

2 novembre 2008, Whitechapel High Street:
Caro diario,
sto iniziando a preoccuparmi. Mi accorgo di aver parlato troppo. Forse ho ancora meno tempo di quanto sperassi… Signore, proteggi il tuo figlio!

2 novembre 2008, Whitechapel High Street, tardo pomeriggio:
Sento il suo fiato sul collo. Il sole sta tramontando, non mi resta molto.

2 novembre 2008, Whitechapel High Street, sera:
Johnson ha capito tutto, ne sono sicuro.

3 novembre 2008, Whitechapel High Street, 6 del mattino.
Caro diario,
aspetto che Johnson arrivi da un momento all’altro. Credo di aver capito come ragiona. Mi sembra di conoscerlo come fosse il più caro amico. Posso persino prevedere quello che accadrà.
Verrà a casa in cerca di prove, e la troverà vuota. Nessuna traccia, nessun indizio evidente. Comincerà a rovistare dappertutto, e ti prenderà, caro diario, e dopo essersi accertato di ciò che contieni, correrà via per mostrarti al giudice e incastrarmi definitivamente.
Ma una volta in macchina si sentirà abbastanza al sicuro da dare un’altra occhiata alle tue pagine, e finirà per rimanere catturato dalle parole che ti ho confidato.
E quando arriverà a leggere in questo punto, sentirà un brivido freddo scorrere lungo la schiena.
Si volti, ispettore.
Johnson si irrigidì dal terrore, alzò lo sguardo verso lo specchietto retrovisore e una goccia di sudore colò lungo la guancia quando due occhi ricambiarono lo sguardo. Si diede dello stupido. La canna di una pistola stava puntata verso la sua nuca, l’impugnatura stretta da una mano che tremava. L’ispettore alzò le braccia in segno di resa. Le prime luci dell’alba si levarono dall’orizzonte colpendo il volto di colui che lo stava minacciando. O meglio, colei. I raggi di luce scivolavano sul viso spaventato di una donna. Pareva vicina alle lacrime, e Johnson ne rimase sconcertato per un attimo.
– M-mi dispiace… – sussurrò la ragazza. — Ha detto che se non lo faccio, mi ucciderà.
Mi dispiace.
Fece fuoco. La giovane uscì dalla vettura, tremando, avvicinandosi all’uomo che la aspettava nell’ombra.
– Ho fatto come mi avevi detto — disse, iniziando a piangere. — Ora lasciami andare.
L’uomo scosse la testa, estraendo un bisturi dalla tasca. La ragazza cominciò a singhiozzare copiosamente e urlò: – Avevi detto che mi avresti liberato!
– E infatti lo farò.
3 novembre 2008, London Bridge:
Caro diario,
La situazione si è risolta. Ho liberato anche l’ultima peccatrice, rimettendo le sue colpe al Suo giudizio. Sono stato gentile, però, le ho spezzato il collo prima di tagliarle la gola, così non ha sofferto. Questa, caro diario, è l’ultima volta che scrivo. Il mio compito è terminato e Dio mi sta richiamando a sé. L’acqua è così invitante…
Non ha senso continuare, ora che sono stato scoperto. Il Soggetto Ignoto deve rimanere tale. Perciò, addio.

Posò la penna, si sporse in avanti e chiuse gli occhi.

Lascia un commento