LETTERA A TE

RACCONTO SEGNALATO

ROMAN LINDA

IC “Margherita Hack” Maniago

 

Lettera a te

Mauthausen, 11 Febbraio 1940 Caro piccolo mio,

questo è uno dei momenti che vorrei non arrivasse mai. Neanche la stremante stanchezza che ormai da mesi mi porto addosso riesce a farmi dormire. Non oggi. Non questa notte. Riesco a mala pena a trattenere le lacrime. Vorrei piangere, ma il dolore non me lo permette. Il mio corpo esile, magro e privo di forze è giunto al capolinea. Ti vedo qui dormire accanto a me, quanto sei cresciuto… Il cuore mi si strazia ancora una volta e le lacrime si diramano in tutta la mia faccia. Il tuo viso dolce, soffice e spensierato. Lo sguardo immerso nei sogni, ignaro di quello che sta succedendo. Non dovremmo essere qua ma a casa. Dovresti avere un letto morbido e pulito su cui appoggiare la testa. Ma non pensiamoci, tra pochi giorni ti prometto che lo avrai. Speravo di poterti regalare un futuro migliore, speravo di poterti stare accanto in tutti i momenti della tua vita. Speravo di non perdermi la magia della tua crescita, che scappa così veloce che a stento riesco a riconoscere quel fagottino di 3 chili che eri qualche anno fa. Speravo anche di non dovermi ritrovare qui, o per io meno speravo che mai ti potesse capitare una cosa del genere. Speravo, forse speravo troppo. So che hai così tanta strada davanti a te. Ma uni parte di me è spaventata perché il tempo corre e io non posso rallentarlo. Non so se sono sempre stata una buona madre: non so se sono sempre stata pronta ad accorgermi di tutto. A soddisfare tutti i tuoi bisogni. Ma voglio che tu sappia che ci ho provato. Arnore mio, ti ho amato sin dalla prima volta in cui ti ho visto. Sei stato la luce che ha illuminato il mio cuore. E ti voglio bene ora come te ne vorrò per sempre ovunque io sia. Ovunque tu sia. Non smetterò mai di ringraziare per il magico dono che mi ha fatto la vita e che mi sta scivolando dalle mani troppo in fretta. Quando troverai questa lettera, io ormai non ci sarò più. Non venirmi a cercare. Ora respira, calmati. Prendi in mano’ la situazione. Leggi fino in fondo con prudenza, senza spaventarti e stai attento come ti muovi, qui c’è in ballo la tua vita. Cerca bene nelle fessure interne del pigiama, ho infilato per te un coltellino. Osservalo bene: ha una forma molto strana, somiglia quasi a un porta pastiglie. Se farai attenzione nessuno saprà che cos’è. Nascondilo dentro le mutande e vedrai che per la sua forma insolita non creerà nessun sospetto. Tra poco arriverà la signora che ti chiederà se vorrai vedere la mamma. Rispondi di no sennò finirai direttamente nei forni. Dì che devi andare a lavorare e che oggi non hai tempo. Dirigiti verso i capi di patate fai finta di lavorare. Noterai che a destra ci sono alcuni sacchi aperti di patate appoggiati in un bancale, coperti da un lenzuolo bianco, che presto verranno caricati e trasportati in città. Assicurati che intorno a te non ci sia nessuno e quando ritieni sia momento opportuno togli i vestiti che hai addosso e corri dentro uno di quelli. Fai in modo di nasconderti in quello più grande e cerca di immergerti nelle patate, più sei ricoperto più sarà difficile scoprirti. Aspetta fermo e zitto finché non sentirai di essere caricato nel camion. Non prendere paura se sopra di te stenderanno un telo e non sai da dove uscire. Questo coltellino te lo permetterà di fare. Quando sentirai quattro suoni prolungati vorrà dire che sei giunto in città, quindi più in fretta che puoi apri il coltellino, taglia il sacco e esci. Trova la via di uscita più vicino a te e con calma e attenzione salta fuori dal camion…

Non so cosa succederà dopo, non so quello che ti capiterà. Sii sempre te stesso senza rimorsi. Ricordati che sarò sempre con te e che sarò sempre fiera di te, come lo sono sempre stata. La vita non sarà sempre bella, ci saranno momenti di sconforto, paura, insicurezza e lacrime. Sorridi sempre, ama con tutto te stesso, sono sicura che la vita la conquisterai. Rifletti sempre, ma fai quello che ti rende effettivamente felice. E anche quando le cose non andranno come speravi, piangi, ma rialzati ‘sempre perché la vita cambia in continuazione. Ti auguro tutto il bene dell’anima e quando avrai momenti di sconforto guarda in alto, io sarò sempre lì a osservarti più fiera che mai. Ti voglio bene.

La lettera bagnata di lacrime che mia madre mi lasciò quella mattina nel taschino del mio pigiama a righe sarà sempre una testimonianza da cui prendere spunto. Quel coltellino che porto sempre con me riassume la mia vita. Quel coltellino che mi ha dato la forza all’età di sei anni di scappare da una realtà che ero troppo piccolo per comprendere e che ora mi ha permesso di realizzarmi e di diventare quello che sono. Lo porto spesso al cuore, in un certo modo mi fa rimanere attaccato a lei, in un certo senso fa rimanere unito il nostro legame di allora.