Al pase Maniago

AL PASE MANIAGO

Leonardo Sergio Nicoloso

IC Buja

 

Io a Maniago non ci sono mai stato, anche se dista a meno di un’ora di macchina da casa mia.

Una frase però, che mi è rimasta sempre impressa e che mia madre mi ripete tuttora quando la faccio arrabbiare, è: “Se no tu le smetis, al pase Maniago” che, tradotta dalla nostra lingua friulana a quella italiana, significa: ”Se non la smetti, passa Maniago”. Questa frase si è tramandata nei vari anni, di generazione in generazione, quando si combinava qualche guaio… e oggi la mia rinomata curiosità mi ha portato a volerne chiedere il significato. Essendo una storia vera e divertente ve la voglio raccontare:

Un signore di Maniago – nessuno ha mai saputo il suo vero nome perché dalle nostre parti era sopranominato “chel di Maniago” (quello di Maniago) – aveva una ferramenta nel suo paese. Lui era solito lasciare i suoi familiari nel negozio e, col suo camion pieno di varia mercanzia (cesti, utensileria, coltelli, forbici, piccola minuteria, arnesi e accessori in legno e tanto altro…), andava ogni giorno alla lentezza di una lumaca, a causa dell’enorme carico, in giro per i paesi a vendere la sua merce. Non passava inosservato perché era talmente pieno fuori e dentro, sul tetto e ai lati, che non si capiva nemmeno com’era fatto questo camion. Era una persona sempre gentile e disponibile a soddisfare al meglio le richieste dei suoi clienti. Faceva anche l’arrotino “gue”, cioè affilava “ucià” tutto ciò che aveva lame taglienti, avendo un’esperienza tramandatagli dagli avi del suo paese d’origine… era veramente unico nel suo genere!!! Arrivava fino a Buja (paese dove vivo) e forse oltre, e tutti si fermavano sul ciglio della strada quando lo vedevano perché quello che non si trovava nei negozi lui ce l’aveva sicuro: nella nostra lingua veniva definito un “peciotar” (straccivendolo / casalinghi), une “ferramente” (ferramenta) …. In poche parole, un vero bazar ambulante!! Tra i tanti oggetti che trasportava, aveva anche dei manici e dei mestoli di legno i quali, ai tempi dei miei nonni, venivano usati come minaccia dai genitori contro i figli quando combinavano qualche guaio.

Ecco perché è nato questo modo di dire e i bambini, all’epoca, avevano paura quando sentivano questa frase!!! Ancor oggi si sente questo modo di dire nelle case friulane, anche se le maniere forti ormai non si usano più e quindi l’effetto non ha la stessa efficacia di un tempo!!!

Guardando il suo folcloristico camion e sapendo che Maniago è il paese dei coltelli, mi sono immaginato di trovarmi un giorno davanti a lui e …

-Tanto tempo fa-

“Buongiorno signore, mi chiamo Leonardo e sto cercando un coltello molto originale da aggiungere alla mia collezione, essendo un appassionato!”.

Il signore, molto gentilmente, mi diede uno splendido cimelio intarsiato, placcato d’oro e arricchito di pietre preziose. Mi disse che era uno dei primi coltelli prodotti dagli artigiani maniaghesi nel Quattrocento. Mi meravigliai per la sua bellezza pensando che quel signore non poteva avere un oggetto così importante su quella carretta piena di cianfrusaglia. Gli chiesi quanto costava perché un oggetto così di valore non avrei potuto sicuramente permettermelo. Lui mi disse: “Non preoccuparti ragazzo, so che questo coltello è in mani preziose e saprai ricompensarmi al momento giusto!”

In quel momento non capii il significato delle sue parole, ma ringraziandolo per la fiducia, presi il coltello e con orgoglio e grande felicità tornai a casa fischiettando e saltellando dalla gioia.

Con molto entusiasmo, aspettai l’arrivo a casa di mio papà per mostrargli cosa avevo comprato, ma la sua reazione fu tutt’altro che felice perché non credeva che il signor “Maniago” avesse fatto un dono del genere a un ragazzino come me. Mia nonna Regina, poi, subito mi riprese recitandomi una filastrocca: “Né forbici né coltellini toccano i bambini, perché se ti tagli “sore tu les cjapis” (tradotto: “anche le prendi”).

Deluso dalla loro reazione, andai in camera mia senza cena. Disteso sul letto col coltello in mano, sentivo che qualcosa stava cambiando in me: una strana energia mi illuminava la mente dicendomi come avrei potuto usare quella lama. Il giorno successivo, non so per quale motivo, mi venne in mente di intagliare un oggetto con questo coltello, e senza nessuna fatica ed esperienza riuscii a realizzare il mio desiderio. Allora pensai: “Ho un oggetto magico tra le mani o sono veramente così bravo?”. Col tempo capii le parole che quel signore gentile mi aveva detto quando mi aveva consegnato il coltello: sapeva che ero un’anima buona e con l’aiuto di quel prezioso avrei potuto aiutare gli altri, intagliando per loro oggetti per la casa o utensili per i campi e per gli orti. Così iniziai a fare: i miei vicini, e presto tutti i miei compaesani, erano molto contenti di me. E persino mio padre e nonna Regina si dovettero ricredere: ero abile e attento nell’usare quella lama affilata, che non mi tradì mai.

Dopo qualche tempo tornai da “Maniago” per ripagarlo e ringraziarlo della fiducia che aveva riposto in me. Dopo avergli chiesto quanto avrei dovuto dargli per quel coltello, lui con voce soave mi disse: “Bravo ragazzo, hai fatto buon uso di questo coltello aiutando le persone in difficoltà; con questo gesto di bontà e altruismo mi hai già ripagato abbondantemente per l’oggetto che ti ho donato! Fanne buon uso e, se il tuo cuore rimarrà sempre così puro, per tutta la vita sarai ripagato con la stessa moneta”.