LA RIBELLIONE DI CLARA

Buio. Scossoni. Il temperino si lamenta. Del resto è il più anziano, ha le lamette arrugginite.

Si è quasi staccato il tappo della colla. Spero che non mi appiccichi le lame. Proprio perché prodotta a Maniago, una forbice deve potersi aprire e chiudere. Una forbice di ottima qualità, aggiungerei. Ad un certo punto non ci muoviamo più. Siamo arrivati a scuola. Ora Clara, la mia padroncina, sta tirando fuori l’astuccio (con me dentro) dalla cartella, mentre sto ringraziando il righello per avermi fatto da “coperta” (e guardate che non è leggero).

L’astuccio si apre. Sento la mano di lei tremare e scommetto di sapere perché: fin dal primo giorno di scuola Clara è stata presa di mira da un bullo. In tutti i sensi. Era venuto a scuola con una pistola ad acqua così potente che ha rischiato di farmi arrugginire le lame. Il bullo si chiama Goyle, ed è il boss della scuola. Clara viene tormentata ogni giorno. Ah, se potessi muovermi gli taglierei un dito. Oggi, probabilmente, lo avrà incontrato all’ingresso. Ora che ha aperto l’astuccio uno spiraglio di luce mi illumina. Di solito è a questo punto che si avverano i desideri, ma non mi ritrovo con nessun dito fra le lame, perciò presumo che ci voglia qualcosa di più del Sole perché i desideri si avverino. Clara afferra la penna e comincia a disegnare un cuore sulla carta. Probabilmente sarà per Andrea, il suo fidanzatino segreto. Nessuno sa che si amano, a parte noi della “gang dell’astuccio”. E noi non possiamo parlare con gli umani, è una regola, quindi il loro segreto è in buone mani. Anzi, in buone lame. Adesso Clara sta colorando il cuore, tra poco toccherà a me.

Ecco, mi sta prendendo…

Comincia a ritagliare il cuore…

Ci ha scritto sopra “Andrea”. La brezza fresca mattutina mi colpisce in piena impugnatura, gli alberi in fiore segnano l’inizio della primavera. Clara è nascosta tra i cespugli per non farsi notare da nessuno. Pochi secondi dopo mi rimette nell’astuccio e da lì io lo vedo.

Il muso di un maiale si avvicina, passo ciondolante, ma andatura spedita. Strano, per un porco. Goyle arriva di soppiatto alle spalle di Clara. Il bullo le strappa il disegno dalle mani…

-Ma guarda un po’ cosa abbiamo qui…

– Ridammelo! – Ribatte con voce ferma la mia padroncina, anche se sotto sotto vorrebbe piangere. Non è ancora abituata ad essere maltrattata. Goyle sta zitto un po’, poi scoppia a ridere…

-Non ci credo! E per Andrea!

Altra risata.

-Mamma mia quanto lo detesto! Se potessi muovermi autonomamente gli taglierei via un dito! Chissà se la classe sarebbe felice di saperlo… o magari tutta la scuola!

-No! – esclama Clara. Purtroppo un “no” non basta a fermare un energumeno con delle malvagità in testa …

Goyle comincia a correre; certi maiali sono proprio veloci …

Clara non può farci niente, ormai. Così, quando entra a scuola, viene accolta da un frastuono di risate. Tutti ridono di lei.

Tutti tranne Andrea.

Durante l’intera mattinata Clara tiene la testa bassa, ma io so che se al posto delle mattonelle sul
pavimento ci fosse della terra, lei la seppellirebbe come gli struzzi. Non parla con nessuno e non guarda nessuno negli occhi. Alla fine di una giornata di nulla, all’uscita, c’è Andrea che la aspetta. Lei tira dritto fingendo di non averla vista. Lui comincia a seguirla. Lei accelera. Lui fa lo stesso.

Ad un certo punto Clara si volta e lo guarda con occhi di fuoco. -VATTENE!- urla.-NON TI VOGLIO PIÙ VEDERE! MAI PIÙ!

Andrea prova a ribattere, ma lei sta già correndo verso casa.

Quando entra non saluta nessuno, non mangia e va dritta in camera sua. Il fuoco nei suoi occhi si è spento a causa delle lacrime. Si butta sul letto e piange. Ininterrottamente. Sono passati due giorni da quando Goyle l’ha derisa davanti a tutti e Clara non si è ancora ripresa del tutto. A scuola continuano a ridere di lei, ma ha deciso di darci un taglio. Stamattina il suo cervello non sente le risate dei compagni. Pensa solo a cosa dire. Si, perché Clara ha un piano.

Non sa se funzionerà o meno, ma ci vuole provare. Tanto, peggio di così…

Sale sul gradino più alto della scalinata dell’ingresso e, con rabbia e con quanto fiato ha in gola – BASTA!!!

Di colpo tutti tacciono. Silenzio di tomba. Quando vuole, Clara sa farsi ascoltare …

-Lo sapete che senza l’amore tutti noi non saremmo qui, vero? Lo sapete? E lo sapete che la cosa più importante al mondo è l’amore? Che senza di esso gli uomini neanche esisterebbero?

Dagli “spettatori” si levano mormorii di assenso.

-Avete mai riso dei vostri genitori perché si amano? Scommetto di no.

Clara lasciò cadere la cartella e l’astuccio scivolò fuori. lo vidi il suolo avvicinarsi a me ad una velocità pazzesca e poi, improvvisamente, l’urto. Non me ne importava niente. Da lì almeno potevo vedere la mia padroncina.

-Non dovete temere l’amore – continuò Clara – È la cosa più naturale del mondo.

-Scommetto che ci sono altre persone in questa scuola che si amano di nascosto. Bene. Ora sapete che non dovete avere paura di rivelarvi. Voi non dovete avere paura di niente.

Tutto taceva. Non una parola da parte di nessuno. Poi, un battito di mani. Un altro. Un vero applauso per la mia padroncina. Mi commuovo ancora adesso!

Clara scende dalla scalinata e va verso Andrea. I due si abbracciano forte, fortissimo. Poi suona la campanella. È ora di entrare in classe. Ora non si sentono più risate, ma solo: -Bel discorso, Clara! oppure: – Hai proprio ragione, brava!

Poi, ad un certo punto, la mia padroncina sente qualcuno che la chiama. Si volta e vede Goyle correrle incontro. I due si guardano. Poi il bullo balbetta:-C-credo c-che ti s-sia caduta q-questa. ­Mi porge a Clara. -La mia forbice! Dove l’hai trovata?

-T-ti era c-caduta fuori d-dall’ astuccio.

-Grazie Goyle.

Come grazie? Dopo tutto quello che le ha fatto riesce a dire solo grazie?

Ma forse un grazie sistema tutto.

E forse un grazie può anche sembrare un lieto fine.