Cavatappi corrispondenza

Chiara Tommasi (terza)_cr

Terzo classificato Chiara Tommasi

Istituto Comprensivo Statale “A. Fogazzaro” di Trissino – 3^ B

È una giornata d’inizio settembre. Affondo i miei piedi nella candida e calda sabbia, godendomi la carezzevole brezza di fine estate. Unica compagnia la risacca delle onde.

Devo sfruttare al meglio le ultime giornate di libertà prima della scuola.

Sono diverso dai ragazzi della mia età. Preferisco una passeggiata in riva al mare a uno sballo in discoteca. Perché non riesco a essere come tutti gli altri? Perché non mi piacciono le cose che piacciono a tutti? Perché non parlo con e come loro? Perché mi sento così diverso, così estraneo? Perché il mio unico desiderio è trovare qualcuno che rimandi, come in uno specchio, l’immagine del mio io, riflessa ma rovesciata? Insomma, qualcuno opposto ma uguale a me. Una ragazza dolce e simpatica con cui condividere i momenti più belli.

All’improvviso avverto qualcosa di appuntito sotto la sabbia: mi accovaccio a terra e scavo con le mani. Afferro l’oggetto: un cavatappi. Cosa ci fa un cavatappi sepolto sotto la sabbia? Insomma, non ne trovi uno tutti i giorni. È da tantissimo che non ne vedo così. Mi ricordo che mio nonno ne utilizzava uno simile a Capodanno per stappare le bottiglie di Champagne.

Questo è un particolare cavatappi, uno a T, con un prezioso manico in avorio a cui è fissata una resistente spirale in ottone. Incise nel manico, risaltano due iniziali: B ed R. Al tatto è liscio e piacevole. Sfioro con le dita tutta la superficie, affascinato. La spirale è leggermente arrugginita, più ruvida, di un colore rossastro. Come c’è finito qui? Che sia il triste residuo di una festa sulla spiaggia? Oppure, semplicemente, la moda del vecchio messaggio nella bottiglia è stata sostituita da quella del cavatappi?

Scorgo un tappo imprigionato in esso. È incastrato per bene, ma riesco a svitarlo.

È un tappo di sughero; ha dei bizzarri ghirigori disegnati con un pennarello indelebile argento e attorno ad esso vedo legato un bigliettino color crema.

Slaccio la cordicella sfilacciata e leggo il contenuto del biglietto.

“Sono stufa! Stufa di essere al centro dell’attenzione. Questa non è l’attenzione che voglio. Sono stufa di essere quella che tutti cercano ma a cui in realtà nessuno vuole bene. La compagna di sballi e bevute! Intorno e dentro di me sento solo vuoto. Ne ho abbastanza: getto la maschera! Non ne posso più di feste come questa dove ognuno indossa un “abito” che altri ti hanno cucito addosso secondo quello che vogliono che tu sia. Meglio la compagnia del mare e regalare la mia voce a qualcuno che non conosco ma che esiste, tu.”

Leggo, rileggo e rileggo ancora quelle parole. Ormai si sono impresse nella mia mente, anzi no, nel mio cuore.

Un’idea folle mi balena per la testa. Impossibile. Meglio scartarla, sprofondarla nel mare dei miei “non posso,” dei miei “non devo”. Ma non ce la faccio: una “cavatappi corrispondenza” si è ormai insinuata nei miei più profondi pensieri. Riflettendoci, magari non è neppure un pensiero così strampalato: e se fosse vero che la vita non è altro che un’infinita combinazione di possibilità, di incontri, ognuno dei quali nasconde un significato che spetta a noi scoprire, come ci ripete sempre la professoressa di matematica? A me la scelta: ascoltare l’orecchio del cuore e riconoscere in un cavatappi un segno del destino?

“Sono io quello che non conosci, ma che esiste. Sono quello che potrebbe riempire il tuo vuoto e a cui tu potresti riempire il suo. Quello che potrebbe aiutarti a scucire l’abito che non senti tuo, quell’abito che sei costretta ad indossare e che ti fa essere ciò che non sei. La mia solitudine è la tua solitudine. Tu hai bisogno di me come io ho bisogno di te.”

Seppellisco il cavatappi nello stesso punto in cui l’ho trovato, e con la strana sensazione di non essere più quello di prima, volgo lo sguardo allo spettacolare tramonto.

E sono di nuovo qui, un cavatappi qualunque nascosto nella sabbia per la seconda volta, come la scorsa notte, ad aspettare. Ma cosa sto aspettando? Qualcuno che risponda? Qualcuno che mi trovi? Può un cavatappi come me diventare un messaggero d’amore? Può essere artefice del destino di due anime divise?

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